Alcune domande dei Rom di Coltano alla cittadinanza e al Sindaco sull’integrazione a Pisa

Posted by amministratore su 9 novembre 2009

Con noi Rom è inevitabile parlare di integrazione, tutti ne parlano. E’ da almeno 10 anni che anche noi  qui a Pisa siamo gli “oggetti” da integrare:  abbiamo visto passare sopra le nostre teste tante persone, associazioni, Fondazioni, operatori, esperti..tutti pronti a lanciare su di noi la loro ricetta miracolosa, con l’obiettivo di portarci alla meta della desiderata integrazione. Noi abbiamo cercato di “cambiare”, era la condizione per far parte del progetto “Città sottili”.

Dovete cambiare per ottenere..”, era il ritornello sulla bocca di molti.

Bisogna che voi mandiate i vostri bambini a scuola, se volete poi..”.

Dovete smettere di mandare le vostre donne con i bambini a mendicare in città se volete restare dentro il Progetto.”

Lungo tutti questi anni abbiamo cambiato tante cose, anche a costo di sacrifici e di rinunce, a volte questi cambiamenti erano dolorosi, anche se questo nessuno lo riconosce, ma il villaggio ci attendeva.

Dovete abbattere le vostre baracche se volete far parte del villaggio che verrà..

Dovete spostarvi più in là, dovete restringervi.”

Dovete impedire l’accesso al campo a nuovi Rom, altrimenti il villaggio non si  farà.

Dovete dire a quelle persone di uscire dal campo, se volete continuare a rimanere nel Progetto!”

Ma quelle persone sono mio padre e mia madre”.

Non importa,  se ne devono andare è per il Progetto!”

Il villaggio Rom che sta per finire ha comportato tanto impegno e difficoltà, sia da parte dell’Amministrazione, che ringraziamo di cuore, ma soprattutto da parte nostra. Abbiamo accettato con tanta speranza ben 7 anni fa, quando l’assessore di allora dott. Marco Macaluso ci presentò le modalità del progetto e la descrizione del Villaggio che sarebbe sorto all’interno del campo.

A tutte le famiglie, ad ognuna singolarmente fu anche chiesto espressamente cosa sceglievano: rimanere nel campo in attesa del villaggio o andare subito in un appartamento.  Chi otteneva una sistemazione in casa o in appartamento si impegnava a non far ritorno al campo,  a chi invece rimaneva nel campo veniva chiesto soprattutto di portare pazienza nel sopportare i disagi della vita al campo e di collaborare in attesa di entrare nel nuovo villaggio.

“Basta campi!”, si diceva allora e si continua a ripeterlo, come se per noi Rom il campo è la nostra scelta di vita:  ce fu imposto a suo tempo e si continua a farlo passare come una nostra scelta di vita.  L’integrazione sembrava praticamente il passaggio automatico dal campo all’appartamento.

Ora veniamo a conoscenza che la maggioranza delle famiglie che vivono al campo di Coltano non entrerà nel villaggio, la precedenza andrà ad altri, esattamente a chi da anni vive in appartamento, ma allora noi chiediamo: dove sta la fedeltà alle tante promesse che ci avete fatto?

A cosa è servito pazientare e collaborare attivamente se poi alla fine qualcuno subdolamente cambia le regole di nascosto e trama alle nostre spalle?

Praticamente a quei Rom che avevano accettato di “integrarsi” nelle case (perché noi non lo stiamo facendo?), ora viene chiesto di tornare nel “villaggio”… ma non si erano già integrati? Che ne sarà di quelle famiglie che in tutti questi anni hanno atteso il Villaggio e che all’ultimo momento si vedono escluse senza alcuna spiegazione?

Se usiamo parole forti è perché siamo ormai stanchi di fare domande al responsabile del progetto, ma in cambio cosa riceviamo?

Silenzi, Bugie, falsità, doppiezza, non considerazione. L’elenco sarebbe lungo e penoso.. eppure si tratta delle nostre vite e quelle delle nostre famiglie.

Noi esprimiamo tanti dubbi sul modo in cui il responsabile del progetto lo sta portando avanti e chiediamo al sig. Sindaco un suo diretto intervento perché trovi persone capaci di assumere un atteggiamento di correttezza e lealtà “anche verso di noi”, atteggiamenti minimi indispensabili perché l’integrazione cammini verso la sua giusta direzione. Quella correttezza che da anni viene chiesta a noi Rom e che in tante situazioni crediamo di averla dimostrata, ma vogliamo vederla anche negli stessi operatori verso di noi, soprattutto quando questi trattano delle nostre esistenze e del nostro futuro! Diversamente si rischia un abuso!

Fino a qualche anno fa noi Rom ci sentivamo parte della cittadinanza di Pisa, partecipavamo con entusiasmo a varie iniziative cittadine proponendo la nostra cultura, la nostra storia, cercando di trasmettere la nostra fiducia nella vita, ora invece ci sentiamo messi in disparte, come zittiti. Questa  comunicazione venne interrotta, forse ritenendola inutile o uno spreco di energie da gestire con competenza e professionalità sempre da altri, ma estranei a noi e spesso diffidenti.

Il Progetto rischia di erodere quelle che erano le nostre radici, la nostra comune appartenenza di popoli Rom, un risultato è che ora, anche tra di noi ci guardiamo con diffidenza e sospetto. E’ forse questo il prezzo da pagare per l’integrazione? Quando ci sarà strappata anche l’anima potremo dire di esserci meritato il diploma della integrazione?

Noi Rom di Coltano da anni stiamo chiedendo agli operatori del Progetto di trovare una soluzione al Permesso di Soggiorno, per riuscire in seguito a trovare un lavoro..Perché si è fatto niente al riguardo quando la Legge era più favorevole, rispetto a quella in vigore oggi?

Campo Rom di Coltano (PI) –  8 Novembre 2009 –

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